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SPECIALE JESSICA: I primi due capitoli gratis dell'horror terrificante di Ejay Ivan Lac!







JESSICA, è disponibile nelle migliori librerie digitali, in formato ebook e kindle









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Scritto da:
Ejay Ivan Lac



JESSICA
Tratto da una storia vera



Prologo

Raccontarvi una storia come questa non è facile, specie se in tutto questo sono
coinvolte persone reali.

Mi affascinava la storia, che sia vera o che sia falsa non è nei miei interessi, ho letto,
mi sono informato, ho fatto ricerche e contattato una delle protagoniste, per farmi
dire i dettagli della vicenda, perchè possiamo fare mille supposizioni ma non
possiamo sapere, da soli, la vera verità di quanto è accaduto.

L'interesse per Jessica, è stato come un colpo di fulmine, la sua storia collegava tanti
elementi che al giorno d'oggi, sono frutto di numerose domande, che non hanno
mai avuto risposta, esattamente come la sua storia.

Così, mentre leggevo i miei post su Facebook, e prendevo la mia solita pastiglia di
melatonina e valeriana, mi apparve un link “La misteriosa storia di Jessica Pasquale”
lessi l'articolo, postato da un sito che parlava di misteri e ufo, le solite cose che si
trovano sul web, nessuna fonte autorevole, nessun link a siti esterni, l'articolo
menzionava la compagna di Jessica, Sandra Ferilli, giudicata alla fine di tutta la
vicenda, come una schizofrenica, che avrebbe inventato la vicenda e il presunto
diario di Jessica, per avere notorietà.

Entrò nei miei pensieri, e cercai Sandra in giro per il web, trovai solo la sua mail, nel
tentativo di avere davanti ai miei occhi il diario di Jessica, gli scrissi, e quando tutte
le speranze sembravano perse, ricevetti la sua risposta, accettando la mia idea...
Quella di scrivere un romanzo con la sua storia, basandomi sugli elementi del diario
della povera ragazza scompara, e dei dettagli raccontati da Sandra.

Non giudico Sandra per tutto quello che mi ha detto, e non giudico i contenuti del
diario in suo possesso, accettando di non rispondere a nessuno di coloro che mi
chiederanno di lei, non fornirò dettagli o nomi reali di persone all'interno del
romanzo, il solo scopo è quello di raccontarvi una storia, affascinante e intensa, che
potrà infastidire il vostro credere e la vostra forma di pensiero, non sono qui, per
dirti che tutto questo è vero, o frutto di una messa in scena...

Vi chiedo solo di leggere, con il vostro pensiero proiettato in avanti, dimenticandovi
la razionalità, e lasciarvi andare in un credere diverso dal solito.

(Ejay Ivan Lac) 03/02/2015





Capitolo 1
Fuori dalla porta

Jessica era seduta al banco, nella sua aula insieme ai suoi compagni di corso, il test
di letteratura era difficile, ma lei era sicura di se quel giorno, sapeva perfettamente
che avrebbe superato il compito con ottimi voti, ogni tanto il suo sguardo si
spostava sull'orologio, posto sopra la lavagna che si trovava alle spalle della
professoressa, seduta alla cattedra con il tablet acceso, mentre navigava nella posta
elettronica.

Nonostante il test, Jessica riusciva comunque a distrarsi e guardare il mondo che la
circondava, i suoi occhi guardavano fuori dalle finestre dell'aula, due uccellini sul
ramo di quell'albero che copriva la prima grande finestra verso destra, sorrideva nel
vederli vicini, mentre tentavano di avvicinare i loro becchi, la natura rilassava la sua
anima e rallentava il suo cuore che ogni giorno batteva forte, un po' per amore, un
po' per paura.

Mentre scriveva le ultime righe del test, vide la porta dell'aula aprirsi, sulla soglia si
trovava un suo amico che frequentava un corso diverso affianco alla sua aula, lui gli
fece segno di seguirlo, ma lei cercò di fagli cenno che non aveva ancora finito il
compito, i suoi compagni non sembravano infastiditi dai loro movimenti, tutti
continuavano a mantenere gli sguardi sui loro fogli, anche la sua professoressa non
si accorse di nulla, la ragazza finì il test, si alzò dal banco con la sua borsetta e
consegnò il compito, poggiandolo sulla scrivania:

Jessica: "Ho finito, potrei uscire?"

La professoressa la guardò un secondo e poi gli diede il permesso di uscire dall'aula,
ringraziandola con un sorriso.

Mentre si dirigeva verso la porta notò che il suo amico non c'era più, guardandosi in
torno nel corridoio lo vide sul fondo, continuando a fargli cenno di seguirlo, lei
sorrise e si diresse verso di lui, era tranquilla e rilassata, aveva finito il suo test e per
un po' di mesi non aveva compiti da fare, era come liberata da ogni peso e l'unica
cosa che voleva in quel momento, era quella di divertirsi e godersi le vacanze estive
che erano ormai alle porte.

Scese le grandi scale che portavano nell'atrio dell'istituto e lui era fermo, che la
guardava sorridendo, sul volto di Jessica si leggeva un'espressione incuriosita,
sorrise un attimo e gli chiese: "Tutto apposto? che dobbiamo fare?"

Il suo amico portò la sua mano destra verso la bocca ed esclamò: "Guarda cosa so
fare Jessica..."

Il ragazzo afferrò la parte inferiore della sua bocca e cominciò a tirare verso il basso,
la pelle del viso si allungava e nella sua massima estensione cominciò a spaccarsi,
spruzzando sangue da i due lati del viso, la bocca si allungava sempre di più e Jessica
si inginocchiò a terra gridando dalla paura pregandogli di fermarsi.

Diario di Jessica: 12 Giugno 2010

"Era li davanti a me, il mio amico allungava la sua bocca e mi spaventava
tantissimo, avevo paura, mi tremavano le gambe e il cuore, lui non faceva versi e
continuava a spaccarsi la mascella, io gridavo forte, delle persone mi aiutarono ad
alzarmi da terra, non riuscivo a vedere chi fossero, perchè la mia vista si annebbiò,
sono svenuta, e non ho visto nulla"



Capitolo 2
Cosa è successo?

I troppi pensieri di Jessica la spinsero a prendere appuntamento da un psicologo di
sua conoscenza, il suo ufficio si trovava nel centro di Firenze, mentre lei attendeva il
suo arrivo, seduta davanti alla scrivania, guardava fuori dal finestrone, poteva
vedere il tramonto che dava quel colore arancione alla cattedrale di santa maria del
fiore, la piazza posta davanti all'ingresso e le persone sedute sotto gli ombrelloni dei
bar, che i turisti affollavano, mentre altri fotografavano il paesaggio.

Dietro di lei si aprì la porta, entrò il Dott. Daniele, che conosceva Jessica da quando
era piccola, tramite i genitori che la ragazza perse all'età di dodici anni, lei andava
poche volte a parlare con lui, solo quando aveva periodi molto stressanti e cupi, e
questo, era uno di quelli, teneva le mani unite sulle ginocchia, Daniele sapeva che
quel suo modo di fare era un sintomo di paura della ragazza, così si mise seduto alla
sua scrivania e gli fece un sorriso:

Daniele: "Non ci vediamo da molto Jessica, come stai?"

Jessica: "Ho appena finito un esame di letteratura, penso sia andato bene!"

Daniele: "Mi hai detto al telefono che ti è capitato un fatto che ti ha spaventata
molto... cosa è successo?"

Jessica: "Ho avuto un'allucinazione credo, ho visto questo mio amico che ha fatto
una cosa terribile, si è aperto, la bocca, al limite, fino a spaccarsela del tutto! ho
avuto molta paura, e poi sono svenuta.

Mi sono risvegliata due ore dopo, nell'ufficio della segreteria della scuola, dicevano
che mi sono messa a dormire, ero cosciente, e mi hanno lasciata lì a riposare sulla
poltrona, ed eccomi qui!"

Daniele prese la cartella della ragazza, e cominciò a scrivere, lei spostò lo sguardo
verso il mobile dell'ufficio, sopra, vicino a dei libri e un orologio da mobile, si trovava
una bambola di porcellana, seduta, con un vestitino rosso acceso, in puro stile
vittoriano e una capigliatura riccia dal colore biondo, un cappellino nero in testa
inclinato verso sinistra, e un piccolo velo bianco sul viso.

Il dottore chiuse la cartelletta, guardava Jessica che era distratta, si alzò e andò
verso la bambola:

Daniele: "Questa era di mia madre, quando morì vendemmo la sua casa, mentre
portavamo via i mobili e oggettistica varia, trovai questa bambola nel mobile, la feci
sistemare e pulire, era piena di polvere, è così bella, ma l'unico valore che ha è
quello affettivo."

Jessica: "Mia madre aveva una bambola simile, la teneva sempre al centro del tavolo
nel salone."

L'uomo prese una sedia e si mise davanti a lei: "Jessica lo so che hai passato un
periodo difficile dopo la morte dei tuoi genitori, ma come ti ho sempre detto, il
passato devi lasciarlo indietro, con tutto l'amore che puoi sentire ancora per loro,
ma devi recuperare la tua vita e vivere per i tuoi progetti e i tuoi obbiettivi, queste
allucinazioni che hai sono frutto delle tue paure e tristezze, trovati delle attività da
fare, un lavoro estivo, qualche sport.
Vedrai che poi con il passare del tempo tutto si sistema!"

Jessica annuì, prese lo smartphone che aveva in tasca e chiese al suo dottore se
poteva fotografare la bambola, lui gli diede il permesso, si alzò dalla sedia e fece la
foto, la guardava affascinata, quel colore, quello stile, quel viso così curato, si
abbinavano al colore del tramonto che penetrava dalla grossa finestra.

Diario di Jessica: 13 Giugno 2010

"Sono andata dallo psicologo oggi, abbiamo parlato un po' e mi ha aiutata a
togliermi il peso di quella visione, nel suo ufficio vidi una bambola meravigliosa, mi
piaceva, con il cellulare gli ho fatto una foto, sono innamorata di questo genere di
bambole antiche, penso che uno di questi giorni ne comprerò una, ma prima, vorrei
provare a trovarmi un lavoretto da fare durante le vacanze estive, mi farò aiutare
dalla mia ragazza"

Mentre tornava a casa passando per Via Calzaiuoli, guardava le vetrine dei negozi,
affascinata da un vestito che si trovava in una vetrina, rosso, come quello della
bambola che aveva visto nell'ufficio del dottor Daniele, si decise così di trovare un
lavoro estivo e comprarselo, camminando più avanti, un cartello posto sopra la
porta di un ristorante diceva: (Cercasi cameriera) Jessica restò lì a guardarlo e
sorrise.




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