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AMAI HARU: Era il profumo dei suoi capelli che gonfiava ogni voglia... (VM18)


Con: H.Riko


Scritto da:
EJAY IVAN LAC


AMAI HARU(La primavera porta l'oriente nel sangue)


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Capitolo 1

Una birra da solo




Era uno di quei momenti, in cui desideravo restare da solo, in un locale a bere una birra, in settimana, quel Mercoledì, dove il vento gelido, fuori, congelava la pioggia di un pomeriggio grigio.

Tokyo, la città dai mille colori, mille sfumature, dove tutto diventa un divertimento, dove ogni cosa ha un suo perchè, tra storie d'oriente e tecnologia del futuro si fondono, creando un tempo distorto, che molte volte confonde, ti fa sentire su un altro pianeta, un'altra terra.

Amavo restare solo, come un turista in cerca di se stesso, anche se il profumo della primavera cominciava a scivolare nelle narici, cominciava, a sentirsi sulla pelle, Amai Haru, dolce primavera che accende sotto la carne vibrazioni, voglia di toccare, voglia di provare e farsi coccolare.

E quel sorso di birra, l'ultimo sul fondo del bicchiere, porto il mio sguardo verso di lei, che beveva una soda, da sola, al tavolino del pub, uno davanti all'altro, impossibile non notarsi, in mezzo a noi, il vuoto, un locale vuoto di giorno, ma che vive il caos notturno della movida Giapponese!

Mi sorrise, perchè io continuavo a guardarla, con i giusti tempi, con moderazione, per non risultare invadente e ossessivo, così decisi di non darle più importanza, per attirare la sua attenzione.

Diede un colpo di tosse leggero, per farsi sentire, guardò una delle sue scarpe mettendo in mostra il suo piccolo piede da sotto il suo tavolino, per controllare i lacci, e intanto, mentre gli buttai un occhio, notai che mi stava guardando, interessata a vedere se il suo amo lanciato verso di me, aveva funzionato.

Pagai la birra al bancone, misi il resto nella tasca e salutai il barista, presi un piccolo lecca lecca in omaggio, sul bancone, al sapore di more, e lo portai a quella splendida creatura, gli dissi: "Posso regalarti un lecca lecca alle more, visto che sei bellissima" lei mi guardò, arrossì, non c'è nulla di più artistico nel vedere una Giapponese carina, arrossire, nulla di più eccitante.

Prese il lecca lecca, mi ringraziò, invitandomi a sedere al suo tavolo, io sorrisi, fu spontaneo il nostro guardarci negli occhi, mentre mi sedevo, lei era seduttiva con lo sguardo, faceva dondolare il lecca lecca, tenendolo a testa in già dal suo bastoncino nero!

Nero, come il vestitino che indossava, e quella collana bianca fatta di perle, il suo taglio a frangetta, tipico delle ragazze di Tokyo, il viso dolce, quasi da bambina, nonostante i suoi ventisei anni, come era impossibile da non notare, il suo seno, bello in vista e le sue curve che accompagnavano la sua statura minuta!

Riko: Sei Italiano, ho visitato l'Italia tempo fa, Roma

Io: Si vivo a Roma, per quanto possa essere un disastro, la sua arte supera ogni cosa nel mondo, io sono un amante di tutto ciò che è arte!

Riko: Ti piace l'arte? anche a me, ne sono drogata!

Io: A me fa battere il cuore, quando vedo qualcosa di splendido, mi batte il cuore, come in questo momento...

Riko: Ti ringrazio, sei molto carino.... 

Io: Quanto tempo sei rimasta a Roma?

Riko: Poco, due settimane, credo che per guardarla bene, bisogna viverci a lungo! A te piace Tokyo?

Io: Si, mi trovo bene, tra qualche giorno tornerò in Italia, è stata una bella permanenza, mi serviva questo periodo, dopo essere stato incatenato e pugnalato da una storia andata male, credo sia servito!

Riko: Una ragazza?

Io: Si, una ragazza.... non credo nell'amore, a lei dava fastidio!

Riko: Anche io non credo nell'amore! Io credo nel piacere del sesso... (ahaha) scusa, non voglio sembrare volgare...

Io: Non lo sei, anche a me piace il sesso!

Riko: Sarebbe anormale se non ti piacesse, penso possa piacere a tutti!

Ci guardammo negli occhi, mentre beveva il suo ultimo sorso di soda, il cuore mi batteva, ero emozionato, così tenera che avevo voglia di toccarla e baciarla ovunque, lei mise il lecca lecca nella borsetta, e si alzò in piedi per andarsene, mi alzai anche io, la salutai, ma lei con un sorriso mi disse: "Non ti va di accompagnarmi?" non potevo dirle di no, l'occasione di stare con lei si era presentata, sotto suo invito, quando succede questo, hai al cento per cento la strada tutta per te, verso di lei!


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Capitolo 2

Dolce pelle, al profumo di more



Risate e battutine, mentre accompagnavo Riko al suo palazzo, aveva smesso di piovere, ma faceva freschino alle ultime ore del pomeriggio.

Davanti al portone mi guardò, si avvicinò al mio viso e sorrise, io non potevo restare fermo, gli presi il mento con le dita e la baciai su quelle piccole labbra, dolci e sottili, lei arrossì ancora, mi prese per mano, tirandomi dentro il suo palazzo.

Seduto sul suo letto, ricoperto da un copriletto in finto visone in peluche, nero lucido, le luci soffuse, mobili bianchi, in stile vittoriano, una sedia bianca con un cuscino in velluto viola scuro, qualche cuscino anche su quel morbido letto, e lei davanti a me, che si toglieva gli orecchini e il braccialetto.

Si tolse le scarpe, prese il lecca lecca che gli avevo regalato, dalla borsetta, lo scartò e si mise in piedi, davanti a me, lo mise in bocca un paio di volte, e mi guardava, mentre fantasticavo sulla sua bocca, mi disse di assaggiarlo, succhiai anche io il suo lecca lecca, sapeva fortemente di more, dolce e intenso.

Se lo rimese in bocca, si inginocchiò a terra e slacciò la mia cintura, togliendomi le scarpe e i pantaloni, con le sue mani mi massaggiava i boxer neri che indossavo quel giorno, le sue mani toccavano, il mio pene ancora coperto dalla stoffa.... me lo tirò fuori, sfilò il lecca lecca dalla bocca, e fece cadere la sua saliva, sul pene.... cominciando a masturbarmi lentamente, ogni volta che toglieva dalla bocca il lecca lecca, faceva colare quella saliva piena di colorante viola alle more, sul mio pene... ero eccitatissimo, ormai in erezione, cominciò a leccarmelo, come quel lecca lecca, se lo mise in bocca, morbida, calda, profumata, piccola creatura che mi mandava in estasy, il suo calore cominciò ad attraversare la mia carne, dandomi un senso di piacere, una vibrazione bollente che scaldava le mie guancie, la mia testa, in un completo rilassamento.

Divenne più intensa, gli piaceva sputarci sopra, la sua saliva avvolgeva tutto, ed era meraviglioso, misi la mia mano sulla sua piccola testa, le dita nei suoi capelli, il calore, che si infiammava sul palmo della mia mano, il mio respiro sempre più intenso, e a lei piaceva, mi guardava con i suoi occhioni dal basso, io la guardavo e mi eccitavo sempre più, in quella stanza che si riempiva di perversione e piacere, un piacere profondo, solo a pensare che quella creatura era una pefetta sconosciuta, incontrata un'ora fa in un pub, accarezzava le mie corde più nascoste, volevo sentire di più, cominciai a spingere nella sua bocca, come se la stessi scopando, gli tenevo la testa ferma, penetrandola in bocca.

Lei era eccitata, e si masturbava con le dita, i suoi gemiti soffocati dal mio pene, in quel momento, lo tirai fuori e gli venni sulla lingua che aveva tirato fuori, leccava ogni goccia del mio sperma, mentre il mio pene era più sensibile di prima, un fastidio piacevole, lei con un sorriso mi disse: "Sei più buono del lecca lecca".

Mentre fuori era calata la sera, si faceva sentire una leggera fame, mentre ci sistemavamo, la presi da un bracciò, e l'appoggiai al muro, baciando le sue labbra: "Adesso ti invito a cena fuori, e stasera voglio scoparti per bene" e lei rispose: "Però voglio la pizza...."



FINE

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